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Qual è la storia del Disturbo Bipolare?

Quando è stato scoperto il Disturbo Bipolare? Qual è la storia della sua scoperta? È stata casuale o no?

Storia del Disturbo Bipolare

Il disturbo bipolare è una condizione psichiatrica caratterizzata da alterazioni dell'umore che possono variare da episodi di depressione profonda a fasi di euforia e iperattività chiamate mania. La storia del disturbo bipolare risale a migliaia di anni fa, con riferimenti a sintomi simili presenti in antichi testi medici e letterari.


Tuttavia, è solo nel XIX secolo che il disturbo bipolare è stato riconosciuto come entità clinica distinta. Il medico francese Jean-Pierre Falret ha descritto per la prima volta la "folie circulaire", una condizione caratterizzata da periodi alternati di depressione e mania. Successivamente, il medico tedesco Emil Kraepelin ha introdotto il termine "maniaco-depressivo" per descrivere questa condizione.


Nel corso del tempo, sono state fatte numerose ricerche per comprendere meglio il disturbo bipolare e sviluppare trattamenti efficaci. Oggi sappiamo che il disturbo bipolare è una malattia cronica che richiede una gestione a lungo termine. La terapia farmacologica e la terapia psicologica sono spesso utilizzate per aiutare le persone affette da questo disturbo a gestire i sintomi e a condurre una vita soddisfacente.


Kraepelin, psichiatra tedesco, compilò la prima classificazione unanimemente condivisa dei disturbi mentali e formulò le categorie diagnostiche della psicosi maniaco-depressiva(oggi chiamata disturbo bipolare) e della dementia praecox (oggi chiamata schizofrenia). Il lavoro di Kraepelin ha evidenziato l'importanza dell'origine biologica di questi disturbi e la necessità di utilizzare strumenti di ricerca e di misurazione precisi.
A lui si deve il merito di aver gettato un ponte sul burrone che all’epoca divideva medicina e psichiatria: egli affrontò in maniera organizzata, sistematica e scientifica lo studio delle malattie mentali, basando le sue classificazioni dei disturbi psichici sulla diligente osservazione di molti casi clinici. Il suo lavoro si basò su una raccolta di dati completa, prolungata nel tempo e su dettagliate registrazioni. Kraepelin si sforzò di essere obiettivo e accurato ed infatti dal suo lavoro scaturì una classificazione abbastanza elaborata. L’idea centrale del suo sistema era che i modelli dei complessi di sintomi potevano essere identificati e se ne poteva stabilire la coesione e la consistenza. Questi complessi di sintomi rappresentavano entità di malattie, come in medicina i complessi dei sintomi organici o le sindromi sono considerati processi distinti di malattie. Egli presumeva che, una volta stabiliti e definiti tali complessi, o sindromi, si potesse cercare dietro di essi una causa specifica o una serie di cause.

Fino ad allora, la malattia mentale era considerata sostanzialmente inguaribile, progressiva ed incomprensibile. Questo giustificava la segregazione dei pazienti per la salvaguardia delle "persone civili e del pubblico decoro". Gli strumenti terapeutici in molte istituzioni mediche ottocentesche erano spesso improvvisati: docce ghiacciate, diete sbilanciate, isolamento e contenzione fisica sono solo alcune delle pratiche cui venivano sottoposti i pazienti. La situazione era destinata a migliorare notevolmente nel corso del Novecento, grazie all'introduzione di varie forme di psicoterapia ed alla scoperta degli psicofarmaci.
Un ulteriore contributo, sebbene in maniera del tutto autonoma, è contemporaneamente derivato dall'opera di Sigmund Freud (1856-1939), che criticava l'idea di incurabilità. Freud, basandosi sugli studi da lui effettuati insieme a Jean-Martin Charcot e Joseph Breuer e sulle nuove idee riguardanti l'inconscio, elaborò il primo modello completo sulle malattie mentali e un approccio psicoterapeutico per il loro trattamento (psicoanalisi). Il suo rimase il modello predominante utilizzato nella professione medica per il trattamento dei disturbi mentali fino alla metà del XX secolo, quando lo sviluppo della terapia elettroconvulsivante (introdotta negli anni trenta) e delle cure basate sui farmaci riportarono la pratica psichiatrica verso un approccio più meccanicistico.

Pubblicato 10/gen/2018 da Maria 2440

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